Pensavo fosse amore… di Pamela Giuttari

0
2993

 

L’addestratore lavora con le persone al confine tra amore ed egoismo

Ho sempre amato gli animali, in particolare i cani, il loro mondo mi affascinava. Sono cresciuta con mio padre, amante dei cani quanto me e con mia madre che dei cani aveva timore; quando se ne incontrava uno passeggiando per strada io cercavo di divincolarmi dalle mani della mia mamma per correre ad accarezzarlo, nonostante lei li temesse, non mi ha mai vietato di conoscerli ne tantomeno di averne.

Ho avuto infatti il mio primo cane prima ancora di imparare a leggere e la passione verso questo mondo è cresciuta con me, un fuoco che bruciava lento, si è alimentato negli anni tanto da farmi scegliere di trasformare la mia passione in professione: “Voglio lavorare con i cani!”.

Ma chi si occupa di addestramento lavora davvero solo con i cani?

Chi viene addestrato? Il cane o il proprietario? Si lavora più su di uno o sull’altro soggetto?

Quando ho cominciato ad occuparmi di educazione e addestramento non avrei mai pensato di ritrovarmi a lavorare con le persone e invece è proprio ciò che faccio oggi.

Ma cosa fa un addestratore? Risolve i problemi dei cani?

Non mi è mai piaciuto parlare di “problemi comportamentali del cane”, non è nelle mie corde, non riesco a vedere un atteggiamento naturale dell’animale come un problema, sono doti, caratteristiche individuali ma non problemi, o perlomeno non problemi comportamentali del cane ma problemi gestionali del proprietario.

Quando un cane usa l’aggressività (per esempio) per uscire da una situazione di disagio lo fa perché l’aggressività è insita in lui a livello genetico, fa parte del repertorio naturale dei suoi comportamenti, lui morde e “risolve il suo problema”, ma ne arreca inevitabilmente uno al proprietario che non riesce più a gestirlo.

Allora perché parlare di problemi comportamentali? Io parlo di problemi gestionali.

Il nostro lavoro parte proprio da qui.

Il proprietario ci contatta perché ha un problema con il suo cane e non riesce a gestirlo.

La prima cosa che si nota è che tende a raccontare la storia del cane giustificando il “problema” e inserendo la causa:

“Il mio cane ha sempre adorato le persone ma da qualche mese ringhia a tutti e cerca di mordere perchè…”

Oppure:”…Non morde perché è cattivo, lui è buonissimo, morde per paura…”

Poi inseriscono dettagli della propria vita privata: “…Ha risentito del mio divorzio, gli manca mio marito…”

Oppure: “…Fa così perché è ansioso da quando è morto l’altro cane di casa…”

La maggior parte dei proprietari pensano di sapere già le cause del comportamento del proprio cane, molti tendono ad umanizzare i comportamenti o a vederli simili ai propri e di conseguenza li associano a cause prettamente “umane”.

Ma quanto incide lo stato emotivo del proprietario sul comportamento del suo compagno a QuattroZampe?

Moltissimo!

Spesso l’uomo tende a colmare i propri “vuoti sentimentali”, le proprie “mancanze”, o a cercare di superare i problemi, momenti di stress o tristezza, riversando tutte le proprie emozioni sul cane, ma un cane per quanto ci ami, non è un uomo, non può capire ciò che gli diciamo, spiegare ad un cane che l’azienda è in crisi e che si fatica ad arrivare a fine mese parlandogli mentre lo coccoliamo nel letto per l’uomo é appagante, ma per il cane?

Il proprietario non se lo chiede, perché lo ama e questo gli basta per sapere che il cane sta bene.

Spesso ci troviamo nella situazione in cui dobbiamo spiegare ad un proprietario che il suo atteggiamento fa del male al cane e non è semplice perché ogni proprietario fa errori ma li fa in buona fede, alcuni si offendono, altri si colpevolizzano, altri rispondono irritati “IO AMO IL MIO CANE!” Oppure “IO CI VIVO! LO CONOSCO MEGLIO DI CHIUNQUE ALTRO”.

La linea tra il troppo amore e l’egoismo è sempre più sottile.

A volte i problemi derivano dal fatto che i cani vengono gestiti e trattati come bambini.

Viziare un cane può farci sentire bene, ma non sempre (anzi, quasi mai) è ciò di cui ha bisogno.

Alcuni proprietari trovano appagamento nel viziare il proprio cane, per non rinunciare a farlo e per sentirsi meno in colpa, si autoconvincono che sia il cane a volerlo o che il cane ne sia felice. casino cane

Un cane che dorme nel letto matrimoniale con i proprietari e nel momento in cui gli si chiede di scendere ringhia o peggio ancora li attacca, sul quel letto non ci sarebbe mai dovuto salire ma capita spesso di sentirsi dire “NON SO SE ME LA SENTO DI NON DORMIRE CON LUI, A ME FA PIACERE AVERLO NEL LETTO”, -a me fa piacere- non è una frase dettata dall’amore per il proprio cane ma dall’egoismo del proprietario.

L’addestratore non ha la bacchetta magica, non può risolvere i problemi guardando il cane o prendendolo al guinzaglio due volte.

Il percorso di risoluzione di un qualsiasi problema parte dalla volontà del proprietario, è necessario essere consapevoli del fatto che il percorso potrebbe essere lungo e faticoso a livello emotivo ma soprattutto che SI DOVRANNO CAMBIARE ALCUNE COSE, perché se il problema esiste, significa che ciò che è stato fatto fino ad ora non è sufficiente oppure non è corretto.

L’addestratore non è ne uno psicologo né un assistente sociale, ma spesso i proprietari hanno più bisogno dei loro cani di essere accompagnati nel percorso.

Purtroppo capita a volte di non poter aiutare un cane perché il proprietario non è propenso a cambiare il modo in cui lo gestisce, perché non accetta suggerimenti, perché fondamentalmente vorrebbe risolvere il problema subito, senza sforzi e senza togliere quei vizi che appagano tanto gli umani.

Mi piace avere un buon feeling con i miei clienti, instaurare un rapporto di rispetto e fiducia reciproca, alcuni sono entrati a far parte della mia vita diventando anche buoni amici, ma non si può aiutare chi non vuole essere aiutato.

Per quanto a volte ci si sforzi di trovare il modo giusto per dire le cose, non sempre ne esiste uno indolore, se si ha a cuore il benessere del proprio cane, si deve mettere da parte l’egoismo e lavorare per lui.

Oggi il mio sogno, la mia passione sono diventati anche la mia professione e mi rendo conto che il mio iniziale esclamare “voglio lavorare con i cani” è un’utopia. pam405_1655840491288013822_n

Un buon addestratore lavora con le persone oltre che con i cani, ma non può dirvi solo ciò che volete sentirvi dire e a volte si trova costretto a dire “mi spiace ma non posso aiutarvi”, e non lo fa perché non sa risolvere il problema che gli avete presentato, ma perché sa che non sarete disposti a fare nulla di ciò che vi consiglierà di fare.

Amare il proprio cane significa rispettarlo, comprenderlo e aiutarlo nel momento del bisogno, lavorare con un cane implica mettersi in discussione, il “non posso farlo perché lo amo troppo” non esiste. Il troppo amore e l’egoismo sono divisi da una linea sottile.

di Pamela Giuttari

 

 

Pamela Giuttari (nella foto di Stefano Castellari), addestra, educa e si diverte presso Intus Canem

 

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here