Perché da grande farò l’apicoltore di Riccardo Stronati.

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Io sono Riccardo, ho 30 anni, sono laureato in ingegneria e da oramai quattro anni vivo in città e lavoro come programmatore. Ho sempre vissuto in contesti rurali, da piccolo trascorrevo gran parte del tempo con i miei nonni in campagna, da adolescente aiutavo mia madre e mio zio nel laboratorio dell’azienda familiare fino a poi, oramai più adulto, studiare all’università e lavorare come apicoltore.

La mia mia famiglia lavora con le api dal 1884, produce il miele Peloni ora mia madre e mio zio, ieri mio nonno l’altro ieri il mio bisnonno e così via. Abbiamo sempre prodotto miele in maniera naturale vedendo le api come una risorsa ma anche come un’esperienza di comunione familiare. Le albe alla mattina per sfruttare il fresco, il caldo del laboratorio, le serate trascorse a pulire sono tutti momenti faticosi ma vissuti a fianco di un familiare con una dignità enorme nei confronti della risorsa, del lavoro e del cliente. Fortunatamente l’apicoltura non è la nostra primaria attività, ognuno di casa ha un proprio lavoro e il miele è ciò che ci fà ritrovare insieme. Questo ci dà una marcia in più e ci svincola dal dover investire per crescere e produrre per sopravvivere. Il nostro rapporto con l’animale e il prodotto è semplicemente appagante.

Così le prime visite dell’anno in tardo inverno sono piene di incognite e paure, lo sviluppo delle famiglie in primavera è rassicurante, la potenza dell’alveare in piena fioritura è impressionante, lo scoraggiamento degli infestanti fino a poi la tenacia e la difesa per l’invernamento. Queste elencate sono un estratto di tutte le sensazioni che l’apicoltore percepisce durante la stagione nel rapporto con l’animale. In tutto questo la natura scende in campo in maniera trasversale in molti aspetti, dal meteo, il più importante, dalla biodiversità rurale, dai processi di trasformazione del nettare e molti altri.

L’apicoltore spesso è soggetto a tutto questo ma spesso è anche parte attiva. È responsabile del benessere delle proprie api, contribuisce all’ecosistema in maniera sia positiva che negativa, influenza i risultati di altri apicoltori e contadini e, almeno per il nostro caso, gode delle sfaccettature che il mondo delle api ti regala.

Un caldo pomeriggio di sole primaverile in mezzo alla campagna marchigiana verde di grano in crescita e macchiata di germogli di girasole con il ronzio di un alveare scoperchiato, non è una scena bucolica descritta nei libri. Il caldo estivo, le cicale e il sudore del lavoro per la raccolta è una misura non soltanto del lavoro in sè ma anche del valore della fatica delle api e un’indice del rispetto che occorre avere in questo lavoro. SONY DSC

Diversamente dal rapporto tra uomo e animale domestico la relazione con le api è molto più primordiale e transcodifica anche il rapporto uomo-natura. Le api hanno bisogni come qualsiasi animale e pianta e comunica in maniera molto più criptica di un animale con sinapsi estese. Sta all’apicoltore avere la sensibilità di recepire la natura intorno attraverso il linguaggio con cui le api ne codifica il messaggio. L’ape chiede aiuto per gli insetti che muoiono per le semenze e i pesticidi invasivi, è un indicatore della biodiversità rurale, un misuratore dell’inquinamento e molte altre cose. Da questo si evince la funzione economica e sociale dell’apicoltore in un mondo in cui l’agricoltura non è più il settore primario che ha permesso lo sviluppo degli altri due ma bensì un settore ridimensionato, destinato a pochi lavoratori e che deve soddisfare i bisogni di tutti, fortemente dipendente dai prodotti infestanti sviluppati dal settore terziario e prodotti dal secondario. Ci si riconduce, anche in questo ambito, ai palesi paradossi del mondo moderno e dei suoi rapporti di forza contorti.

Sono quattro anni che seguo molto meno l’attività dell’azienda apistica e l’alternarsi delle stagioni ha un sapore molto più insipido. La fatica nel lavorare dietro ad una scrivania, per far comperare delle belle scarpe pitonate a qualcuno, non ha lo stesso valore dell’accudire milioni di api. Il miele, millefiori, monoflora e, in particolare il girasole tipico della mia zona, è un prodotto ricco sia dal punto di vista nutrizionale che economico, è locale, non è alterabile è variegato ed è buono. Io vorrei invitarvi tutti a trascorrere un giornata con le api, a stupirvi della loro organizzazione e operosità a raccogliere i frutti del loro lavoro e vedere quanto quello dell’apicoltore sia semplice ma fondamentale. Vorrei sensibilizzarvi alla nostra attività perché avere un animale domestico non è stare in armonia con il mondo animale e con la natura, lavorare con le api è lavorare con la natura per la natura. L’apicoltore è parte integrante del ciclo dell’alveare perché si preoccupa del benessere dei propri animali rispettandone profondamente il loro corso, è profondamente dipendente dalla natura e dai suoi eventi e quindi non può fare altro che rispettare questo suo datore di lavoro così delicato, armonioso ed estremamente equilibrato. Mi piacerebbe che il rapporto che la famiglia Peloni ha con le api sia lo stesso per altri apicoltori, professionisti e non, e che anche altre persone da grandi possan fare gli apicoltori.

RICCARDO STRONATI.

Fotografia: “Riverde” di Riccardo Stronati

2 COMMENTS

  1. Dovremmo molti di più comprendere il mondo delle api perché perdere questo patrimonio é autodistruggersi. Complimenti per il bellissimo articolo

  2. Il mondo delle api mi ha sempre affascinato, spesso rimango ad osservare le arnie colorate che incontro nelle mie passeggiate in montagna e il tempo si ferma. È come immergersi nella lettura di un bel libro. Mi piacerebbe molto trovare, un giorno, il tempo necessario per imparare l’arte dell’apicoltura. Questo articolo mi ha regalato delle belle emozioni. Grazie.
    Franca

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